Martedì 18 Marzo 2014

Six Nations - Il bilancio finale

Il Torneo 2014 va in archivio con il trionfo dell’Irlanda, battuta nello scontro diretto dall’Inghilterra ma vincitrice grazie alla differenza punti e alla scelleratezza della Francia. Per l’Italia un’annata amara con pochissime cose da salvare.

THE HANDS OF BOD– Dici Sei Nazioni e non puoi non pensare a Brian O’Driscoll, il più presente di sempre (65 partite) oltre che metaman assoluto della competizione (26 mete). Il centro del Leinster lascia la Nazionale dopo 133 apparizioni internazionali che diventano 141 contando anche quelle nei Lions e lo fanno diventare recordman mondiale davanti a George Gregan. Difficile pensare a un’Irlanda senza la furia e la furbizia del suo centro principe ma meglio rimandare il pensiero ai test estivi perché ora è tempo di celebrare i Verdi campioni. Gli uomini di Schmidt vincono infatti il Torneo ai danni dell’Inghilterra nonostante lo scontro diretto perso a Twickenham ma grazie alla miglior differenza punti. Questione annosa quella delle discriminanti per i pari merito in classifica finale ma in un Torneo dove non sono previste gare di andata e ritorno, non sarebbe giusto utilizzare lo scontro diretto per premiare il vincitore. Affrontare l’Inghilterra a Twickenham è infatti tutt’altra cosa rispetto all’ospitarla a Dublino. Nemmeno la classifica con punti di bonus che tanti raccomandano sarebbe servita a qualcosa: Irlanda e Inghilterra avrebbero chiuso a 18, Galles e Francia a 13, Scozia a 5 e Italia a 1. Stessa identica classifica. Si ragiona quindi sempre per differenza punti e quei 10 di differenza tra Irlanda e Inghilterra forse stanno tutti nelle mani di BOD, eletto man of the match con Italia e Francia e, quasi certamente, anche man of the tournament. Inutile andare a spulciare le gare dell’Irlanda per capire quanto il Dubliner classe ’79 abbia influito sui risultati della propria squadra ma di certo quei 10 punti in più sono transitati tra le sue mani.

RECULEZ LES BLEUS! – C’è però tanto Bleu nella vittoria irlandese. La Francia nella prima giornata batte gli inglesi in rimonta poi, nel finale della gara coi Verdi, sotto di due a tre dal termine non trova la touche su un piazzato facile facile per risalire il campo e poi, ritrovatasi l’ovale tra le mani, pensa bene di vanificare una meta fatta con un “in avanti” che le malelingue italiane non esiterebbero a definire “da ufficio indagini”. Il pensiero è chiaramente provocatorio ma pensando a quanto i Galletti abbiano poco a cuore gli inglesi il sospetto ci può quantomeno stare. Sufficiente e niente più il Sei Nazioni degli uomini di Saint-André, partiti forte, nel punteggio più che nel gioco, con Inghilterra e Italia, hanno gettato alle ortiche un Torneo che si preannunciava perfetto nel match di Cardiff al cospetto di un maestoso Galles. Vittoria oltremodo sofferta in Scozia e via libera all’Irlanda nel match conclusivo quando non c’erano più speranze di vittoria finale dopo la larga vittoria inglese all’Olimpico. Saint-André ha fatto più di un passo avanti rispetto al disastroso Sei Nazioni 2013 ma in chiave RWC 2015 c’è da lavorare ancora molto. 

LE BRITANNICHE – Il bilancio per le britanniche è tutto sommato positivo con l’Inghilterra capace di alzare tutti i trofei (Triple Crown, Calcutta Cup, Millennium Trophy) tranne quello che contava davvero. Tutti aspettavano al varco gli uomini di Lancaster, tradizionalmente a terra dopo il Tour dei Lions, ma gli uomini di Sua Maestà hanno risposto ottimamente facendo tutto il necessario e pagando a carissimo prezzo il calo di concentrazione nel finale della partita con la Francia. Anche la Scozia può essere soddisfatta dopo aver finalmente battuto l’Italia a Roma ed aver evitato l’ultima piazza. Gli Highlanders sono stati autori di una prova gagliarda anche contro la Francia che li ha poi beffati nel finale. Fasi alterne invece per il Galles, capitolato con Irlanda e Inghilterra ma capace di battere Italia, Francia e Scozia, abdicando dal trono ma rimandando un'altra incoronazione all'anno prossimo.

SALVATE IL SOLDATO ITALIA – Dalle stelle alle stalle gli Azzurri di Brunel che avevano chiuso il Torneo scorso con due vittorie e si ritrovano col 10mo Cucchiaio di Legno tra le mani, riconoscimento beffardo che erano riusciti a evitare sia nel 2012 che nel 2013. Quest’anno è, purtroppo, ampiamente meritato e si inserisce in una pessima deriva presa dalla nave azzurra. I test estivi, quelli autunnali e il Torneo parlano chiaro: una vittoria sofferta con le Fiji e ben dieci sconfitte. Che ci sia qualcosa di pericolante nella struttura è indubbio, basti anche pensare al vistoso calo del Benetton nel Pro 12, squadra che fornisce l’ossatura alla Nazionale, mai così male nel torneo celtico come in questa stagione. Due cose però sono da salvare: il pubblico dell’Olimpico (157mila presenze in due match) e la ventata di freschezza portata da De Marchi, Furno, Campagnaro, Sarto e Allan con menzione speciale per Esposito, debuttante con svarione da pelle d’oca al Millennium ma ottimo nella reazione che lo ha portato a disputare un prosieguo di Torneo di tutto rispetto. Da dimenticare quasi tutto il resto, dagli scellerati secondi tempi alla doccia scozzese senza dimenticare la cattiva gestione dell’infortunio di Minto che rischia ora la carriera. Di certo gli Azzurri sono abituati più alle sconfitte che alle vittorie ma le 14 mete prese tra Irlanda e Inghilterra non si vedevano da molto tempo e possono aver lasciato il segno. 14 come il posto occupato nel ranking IRB a chiusura del torneo, mai così in basso dall’introduzione della classifica ad oggi. Nei test estivi con Samoa, Fiji e Giappone l’obiettivo sarà inevitabilmente quello di risalire la china e dimostrare al mondo ovale che siamo da Top 10.

Marco Previtali – 4rugby.it