Lunedì 18 Novembre 2013

Test Match - La rassegna del week end

I test match appena passati svelano molto del panorama rugbistico odierno, tra mischie incasinate e non, squadre che si perdono o che si ritrovano, cosa cambia e cosa resta dello sport più bello del mondo. Con un enorme augurio di pronta guarigione dalla redazione di 4rugby a Luca Morisi, grande rugbista dentro e fuori dal campo.

CAPITOLO ITALIA – L’Italia di Brunel si è un po’ persa. La nazionale dello scorso Sei Nazioni ha lasciato spazio a una squadra più simile a quella del passato, che vive sicura di certezze solo apparenti.
Non ci sono più la grande organizzazione difensiva, la fisicità dirompente, la sfrontatezza e l’agonismo che trasformino in oro ogni pallone disponibile, e il gioco e i risultati ne risentono. Tutto ciò però è normalissimo e inevitabile per un movimento come il nostro. Un movimento sempre sul filo del rasoio che vive ancorato alle sorti di due club a livello seniores e degli sforzi spesso in direzioni incomprensibili di chi si occupa della formazione dei nostri giovani talenti. Sappiamo che i tour di giugno sono assolutamente fuorvianti per valutare lo stato di salute delle nazionali europee perché vengono giocati alla fine di stagioni massacranti in un contesto nel quale i club contano quanto le nazionali e quindi gli scarsi risultati della nostra nazionale lo scorso giugno vanno assolutamente intesi sotto questa luce. Il movimento però si aspettava una reazione ora ma così non è stato per molti aspetti, secondo le voci che si raccolgono in questi giorni. Quello però che si deve capire è che se risultava inammissibile la prova distratta e un po’ svogliata degli azzurri contro l’Australia, la nazionale andata in scena a Cremona rispecchia fedelmente ciò che deve essere oggi la nostra Italia. E questo perché i test di novembre per un movimento come il nostro sono la fase di sperimentazione necessaria e inevitabilmente fallace alla preparazione ottimale dell’unico evento davvero importante per noi oggi, il Sei Nazioni. Gli azzurri inoltre sono riusciti comunque ad avere la meglio su giocatori più forti di loro negli spazi allargati, forzandoli anche se solo a tratti a misurarsi nelle fasi di gioco loro sfavorevoli accumulando così i punti utili alla vittoria finale. Certo che è difficile capire come non siamo riusciti a far valere quanto era d’obbligo la superiorità numerica che abbiamo avuto per tutta la gara (i figiani hanno addirittura giocato tre minuti in undici!!) ed anche la ratio di alcune scelte tattiche del secondo tempo, come giocare veloce i calci di punizione nella metà campo avversaria.
La prossima partita comunque è sicuramente la più imporatnte: ci vedrà affrontare una squadra stanchissima sì ed in crisi di identità, che però ha delle individualità superiori alle nostre soprattutto nei tre quarti con Nicolas Sanchez come stella. La partita sarà tatticamente diversissima rispetto alle prime due di questi test ma si adatta meglio sulla carta alle nostre esigenze di gioco, giocata e vinta in pochi metri di campo.
Sapremo cambiare atteggiamento e spegnere i Pumas?
VALORI IN CAMPO - Cosa ci dice poi il resto delle gare disputate nel fine settimana passato è molto interessante. Innanzitutto è nata una grande Inghilterra che ha messo come proprio obiettivo il prossimo mondiale casalingo. Gli inglesi giocano proponendo rugby, liberati dalla loro prevedibilità, gli uomini della regina possono cambiare faccia più volte nel corso delle partite sembrando sempre a proprio agio e ora godono anche di una profondità nella rosa dei giocatori di livello alla quale attingere che li mette in prospettiva tra i primi al mondo. Restando in campo europeo il Galles è apparso davvero in grandissima forma contro l’Argentina: ha spostato palla con una qualità rara per il vecchio continente pur non perdendo la propria aggressività in fase difensiva né la qualità delle fasi statiche. Gli uomini di Gatland non hanno assolutamente fatto rimpiangere gente del calibro di Cuthbert, Lydiate, Adam Jones, Jamie Roberts e Jonathan Davies facendo scoprire al grande pubblico i vari Liam e Scott Williams e il ventenne Cory Allen. Sono giovanissimi e davvero fortissimi questi Dragoni. Altra gradita nota è la crescita dell’Australia, che vince contro una deludente Irlanda a dire la verità ma lo fa nel suo stile di gioco facendo vedere quella stratosferica qualità nelle esecuzioni nei momenti decisivi che possono portare gli Aussies definitivamente fuori dalla crisi a partire da questo novembre. Infine ci sono loro, i fenomeni! All Blacks e Springboks sono di un altro pianeta non solo per le qualità tecniche, fisiche e d’intelligenza tattica che non devono mai smettere di essere ricordate, ma anche per il loro comportamento in campo, per la capacità che hanno di vivere il rugby e le sue sfide, per l’attitudine si può dire; sembra siano davvero nati per fare rugby. Gli AB in particolare hanno vinto una sfida a Twickenham dalla quale forse nessun’altra squadra sarebbe uscita vincente ripetendosi ad una settimana dalla partita terribile contro la Francia a Parigi. I Bokke invece hanno spazzato via la Scozia 0 a 28 ma quello che sorprende è la facilità con cui hanno reinserito Fourie, Pietersen, Du Preez e Bakkies Botha nel loro gruppo senza perdere qualità ed efficacia. Se non è attitudine questa?!

Pietro Lagorio - 4rugby.it