Lunedì 11 Novembre 2013

Test Match - November Rain

Piccole scosse ritoccano i valori in campo internazionale dopo i primi test match di novembre. Chi sale e chi scende, gli azzurri dove si collocheranno?

LA DANZA DELLA PIOGGIA - Quanto ci sarebbe stato bene un bel nubifragio sabato per frenare le frecce australiane, invece niente, ce le siamo viste arrivare da tutte le parti, svegliate dal loro lungo torpore dalla meta iniziale di Mc Lean.
Gli azzurri sono apparsi le perfette vittime sacrificali del primo tassello della rinascita degli Aussie, finalmente in grado, loro, di eseguire al meglio il rugby collettivo del quale sono maestri, giocando con grande velocità, attenzione e fluidità nei gesti tecnici e con la giusta voglia di superare i limiti che hanno in alcuni lati del gioco.
Il nostro problema, grave se non gravissimo, è che abbiamo assistito tremendamente passivi allo spettacolo offerto dagli australiani, ci sono mancate la voglia di sfidare i nostri avversari con gli occhi iniettati di sangue e la concentrazione assieme alla fiducia in noi stessi necessarie quando ti si para davanti la quarta forza rugbistica mondiale.
Gli australiani ci hanno ringraziato e hanno bucato la nostra fallosa e lacerata linea difensiva ogni volta volevano e la partita ha preso una piega tattica che noi non potevamo sopportare e che non siamo mai riusciti a modificare, riportandola in un campo a noi più congeniale. Il risultato finale non ha potuto che essere lo specchio fedele di quanto visto in campo.
La speranza del movimento a questo punto è di voltare per l’ennesima volta pagina in fretta, per prendersi subito una rivincita importante sabato prossimo contro le Fiji, soprattutto da un punto di vista di disposizione alla lotta. Forza azzurri.

I CAMPIONI SONO SEMPRE LORO - Nuova Zelanda e Sud Africa sono ancora i veri fenomeni del mondo ovale, straripanti fisicamente, velocissimi, tecnicamente perfetti e con una capacità di imporsi mentalmente sugli avversari insuperabile.
A Parigi gli All Blacks sono riusciti nell’ennesima impresa battendo una squadra in forma e motivatissima, con una terribile voglia di rivincita per aver perso troppe volte contro i neozelandesi, a partire dalla scorsa finale mondiale. La Francia ha giocato molto bene, sostenendo i ritmi spaventosi imposti dal match senza rinunciare al proprio rugby arioso ma gli All Blacks hanno un sistema di gioco talmente completo e inattaccabile che sotto pressione riescono sempre a trovare risorse, talvolta inaspettate, per chiudere gli incontri: stavolta il talentuoso Piutau ha risolto la gara sfornando due giocate pazzesche nei momenti fondamentali della partita, sabato prossimo sarà un altro probabilmente l’All Black protagonista, anche questa è la forza di un gruppo che è già leggenda.
Gli Springboks invece hanno annientato fisicamente il Galles, una delle squadre più prestanti del vecchio continente, rispolverando le vecchie glorie del mondiale 2007 Du Preez, Pietersen e soprattutto Fourie e miscelandoli in un cocktail da indigestione con i nuovi fenomeni africani Etzebeth, Louw, Lambie e Le Roux. Gli Springboks sono sempre gli stessi, difficile dire altro di una squadra che se non ci fossero i mitici neozelandesi di questi anni dominerebbe il mondo del rugby senza appello oltre ad essere una delle formazioni più forti della storia del gioco. I gallesi invece sono sembrati comunque molto positivi e non devono rammaricarsi per la sconfitta, non era questa la loro partita, già da sabato contro i Pumas sarà tutta un’altra storia.

I PUMAS CHE NON SCALFISCONO LA ROSA ROSSA - Note negative da segnalare oltre che per gli azzurri anche per l’Argentina del nuovo allenatore Hourcade. I Pumas hanno perso contro una ottima Inghilterra senza però mai mostrare una sicura identità, un’idea tattica alla quale aggrapparsi per sfidare squadre del livello al quale aspirano senza finire nel tritacarne. Leguizamon e compagni non possono pensare di vincere le partite solo grazie alla mischia chiusa, fase in cui ora sono i primi al mondo. Il gioco col quale hanno fatto impazzire il mondo che si esaltava con la loro impressionante velocità di esecuzione e grazie alla voglia di vittoria che avevano degna di campioni del mondo, si basava su consapevolezze tattiche importanti: su tutte il gioco territoriale al piede unito alla pressione portata perfettamente e sulla fondamentale capacità degli avanti di alimentare il proprio gioco con molte soluzioni offensive, anche e soprattutto da rimessa laterale oltre che da mischia chiusa. Oggi di quella Argentina rimane poco purtroppo ma è da lì senza dubbio che dovrà ripartire la ricostruzione.

INGHILTERRA TIRATA A LUCIDO - Dell’Inghilterra invece si può dire solo bene, i giocatori di Lancaster hanno già messo nel mirino il loro mondiale e stanno crescendo molto nell’atteggiamento, la mole di gioco che riescono ad esprimere a ottimi ritmi poi sta assomigliando sempre di più quella di una squadra capace di sfidare i campioni. La novità sta nel fatto che l’Inghilterra riesce in quest’impresa anche cambiando i protagonisti in campo e quindi mostrando una lunghezza della rosa della quale raramente ha beneficiato e che potrebbe forse fare la vera differenza proprio al prossimo campionato del mondo. Sabato arrivano gli All Blacks a Twickenham! Gli occhi di Ovalia sono tutti puntati lì.

Pietro Lagorio - 4rugby.it