Mercoledì 09 Ottobre 2013

Rugby Championship - Il bilancio finale

Il torneo andato in archivio sabato ha messo in luce ancora una volta la forma straripante degli All Blacks, che si sono portati a casa per la seconda volta di fila la competizione. Bene il Sud Africa, capace di contendere fino all’ultimo la vittoria finale ai Neri. Rimandate Argentina e Australia.

Va in archivio il Championship 2014 e alla fine resta una sola, granitica, certezza: gli All Blacks sono la squadra da battere, e farlo sarà molto dura. Sei partite, sei vittorie. Un blocco granitico costituito dal mix fra vecchi volponi (Mccaw, Carter, Nonu) a cui si aggiungono i nuovi virgulti della maglia nera più ambita del mondo, vedasi i vari Retallick o Withelock ormai coppia fissa in seconda linea. E ancora l’implacabile metaman Ben Smith, Julian Savea e molti altri. Praticamente perfetti in ogni zona del camp oe in ogni fase di gioco, i neri hanno largamente dominato gli avversari concedendo loro le briciole. Spazzata via l’Australia, piegata non senza fatica l’Argentina, colpito e affondato il Sud Africa, con due cazzottoni ben assestati: il primo in casa, complice anche il rosso rimediato a inizio ripresa rimediato da Du Plessis, il secondo ancora più doloroso, all’Ellis Park. Là dove Madiba completò il suo progetto di riunione di un popolo sotto l’unica bandiera del Sudafrica, senza distinzione fra bianchi e neri, là dove i Bokkes conquistarono il loro storico primo titolo mondiale, la Nuova Zelanda si prende partita e torneo al termine di un match epico, duro, che resterà impresso negli annali della palla ovale.

Proprio i Sudafricani meritano una menzione particolare per aver tenuto fino alla fine vivo il torneo, andando anche per qualche minuto vicini alla clamorosa impresa di vincerlo. Squadra tosta, abrasiva, ruvida, i sudafricani guidate da Heineke Mayers han disputato un ottimo torneo, e di fatto candidandosi come i naturali anti All Blacks in vista di Inghilterra 2015.
Più indietro invece Australiani e Argentini: i Wallabies, reduci dal cambio di guida tecnica con McKenzie che ha preso il posto dell’odiato Robbie Deans, hanno brillato solo nell’ultima partita, quella di Rosario contro l’Argentina, vinta in scioltezza con netto punteggio (54-17). Argentina peraltro battuta con estrema fatica e di un solo punto all’andata.
Non è però tutto da buttare il torneo degli Aussie, e soprattutto bisogna concedere all’allenatore l’attenuante di essere arrivato in un momento tutt’altro che felice, ovvero dopo la sconfitta contro Lions britannici e con poco tempo per preparare il Championship. A questo vanno aggiunti i problemi di formazione, sembra condizionata da assenze per infortunio o per problemi disciplinari. Beale, e soprattutto O’Connor han dato il meglio (del peggio) del loro repertori fuori dal campo, quest’ultimo riuscendo nell’impresa di farsi cacciare da un aereo di linea dopo aver dato spettacolo completamente ubriaco . Il ragazzo dovrà ora darsi una calmata e dimostrare di meritare ancora quella maglia dei Wallabies che ora come ora appare chimera..

Da Ultimo l’Argentina: torneo in altalena quello dei Pumas, che ancora una volta devono rimandare l’appuntamento con la vittoria nel Champiosnhip. A Perth i bianco-azzurri si sono fermati a un solo punto dall’Australia, un sogno accarezzato e poi beffardamente sfumato, lasciando tanto amaro in bocca. E al ritorno quella brutta batosta di cui sopra; come brutta è stata pure la sconfitta dell’esordio contro il Sud Africa, mentre splendide nel complesso le due prove contro gli All Blacks, che han si portato a casa la vittoria ma a prezzo di grandi sofferenze. La squadra di Phelan, che perde anche uno degli ultimi gladiatori come Felipe Contepomi che appende gli scarpini al chiodo, dovrà ancora sistemare qualche pezzo per essere competitiva con le grandi potenze dell’emisfero sud, ma è altrettanto vero che il processo di crescita che era stato alla base della decisione di entrare nel Rugby Championship sta cominciando a dare i suoi frutti.

Alessandro Gennari - 4rugby.it