Sabato 16 Marzo 2013

Six Nations – L’Italia fa la festa all’Irlanda

Storica affermazione azzurra nell’ultima giornata del Sei Nazioni. All’Olimpico l’Irlanda cade per la prima volta nel Torneo sotto i colpi della nazionale guidata da Brunel. Ultima presenza bagnata dalle lacrime per Lo Cicero che chiude a quota 103 caps, recordman italiano.

E’ QUI LA FESTA – Si dice che l’Irlanda nel weekend di San Patrizio riesca sempre a buttare in campo un 30% di forza e determinazione extra ma l’eccezione di oggi consente all’Italia di festeggiare il primo successo di sempre sui Verdi nel Sei Nazioni. Gli Azzurri riportano finalmente l’orologio del rugby italico indietro di quindici anni abbondanti, risale infatti al 1997 l’ultimo acuto sugli irlandesi (37-22 a Bologna). Brunel come Coste? Il paragone potrebbe far storcere il naso a qualcuno ma di certo Jacques da Courrensan sta guidando sapientemente la nave italiana come solo un Paul Cayard d’annata saprebbe fare. Per la prima volta dall’ingresso nel Torneo riusciamo dunque a battere l’Irlanda dopo esserci andati vicinissimi nel 2008 e nel 2011 ma anche dopo una serie insopportabile di scoppole (vedi alla voce 42-10 dello scorso anno). Si gode parecchio al di qua delle Alpi e per gli irlandesi nel weekend della festa nazionale non sarà di certo difficile dimenticare il passo falso. Tutti felici insomma.

PRIMO TEMPO DA INCORNICIARE – Finite le celebrazioni, veniamo alla partita. Pronti via e l’Italia va subito sotto 3-0 con un piazzato di Paddy Jackson ma il fallo di Ghiraldini che consegna il piazzato all’apertura classe ’92 da Belfast è forse l’unica ingenuità italiana di un primo tempo magistrale. Gli Azzurri macinano il campo in attacco e non lasciano passare uno spillo in difesa. Gli ospiti invece, già arrivati malconci a questo appuntamento per le assenze del lungodegente O’Connell a cui si sono aggiunte quelle di Sexton, Ferris, Zebo e D’Arcy, non trovano il bandolo della matassa, perdono anche Earls e Marshall e si innervosiscono commettendo errori pesanti sul piano disciplinare. Simbolo di questa insofferenza è il pestone di O’Driscoll ai danni di un incolpevole Favaro che costa il giallo al super celebrato centro di Leinster. L’Italia domina ovunque, dalla touche alla chiusa, ma non trova la marcatura pesante e il primo tempo si chiude sul 9-6.
Per gli Azzurri vanno a referto due volte Orquera e una Gonzalo Garcia con un meraviglioso arcobaleno partito dalla linea di metà campo e finito tra i pali. L’Irlanda è a galla solo grazie al piede di Jackson che dopo aver aperto le danze, le chiude allo scadere della prima frazione con un secondo piazzato.

SECONDO TEMPO DA RICORDARE - Il secondo tempo si apre con la caparbia meta di Venditti dopo una serie interminabile di pick and go degli italiani. In altre occasioni avremmo finito per perdere concentrazione e con essa la palla, oggi no, andiamo oltre la linea. Orquera trasforma e scava il solco che, dopo i nove punti irlandesi durante l’espulsione temporanea di Parisse per uno sgambetto istintivo su Henderson, consente agli Azzurri di restare avanti e vedere il bersaglio grosso oltre la siepe verde. In altre occasioni avremmo perso calma e preso mete, stavolta resistiamo e al rientro del capitano siamo ancora con il naso avanti. Sul 16-15 l’Olimpico è una bolgia e ne fanno le spese di nuovo gli ospiti che si trovano ancora in inferiorità per il giallo a Ryan. Orquera punisce subito dalla piazzola e si va oltre il break: un piazzato o un drop non bastano infatti all’Irlanda che comunque non si avvicina minimamente alla possibilità di marcare. Nel frattempo Lo Cicero cede il posto a Rizzo e lascia l’azzurro tra le lacrime dopo 103 battaglie. La difesa azzurra non si fa prendere dall’emozione ed è commovente nel resistere alle disperate folate degli ospiti e nel giocare col cronometro quel tanto che basta per portare il match in porto. All’ultimo minuto poi arriva l’apoteosi con il terzo giallo irlandese (Murray), l’Italia che va in touche e guadagna un altro piazzato facile facile che Orquera manda ancora tra i pali per il 22-15 finale. Lo stadio impazzisce e saltano tutti i tappi. Brunel entra in campo a braccia levate, le lacrime di Lo Cicero diventano risate di gioia, tutti abbracciano tutti e parte la festa azzurra per celebrare il miglior Sei Nazioni di sempre, in attesa di capire se verrà chiuso al terzo o al quarto posto. Tutto dipende da Francia-Scozia ma poco importa, l’Italia di Brunel ha dimostrato di poter stare nel rugby che conta ma soprattutto di poter battere chiunque. Sensazioni identiche a quel 1997, sensazioni identiche a quelle dell’Italia di Coste.

Marco Previtali – 4rugby.it